Detta anche Core, (fanciulla), era figlia di Zeus e Demetra, con la quale formava la coppia divina al centro del culto misterico di Eleusi. Ade la rapì per farne la sua sposa, creando il totale sconforto di Demetra, che Zeus cercò di calmare, ingiungendo a costui di restituirla. Ade diede allora un chicco di melograno in pasto alla novella sposa legandola eternamente al suo Regno. Da quel momento, la dea visse come la natura, per due terzi dell'anno sulla terra e per il resto negli Inferi. I Misteri eleusini, uno dei culti più seguiti e misteriosi dell'Antichità, celebravano appunto il mito parallelo di Demetra e di sua figlia Persefone, designando la prima come donatrice del grano al genere umano, la seconda, come dea della fertilità. L'esistenza di Persefone rispecchiava infatti la ciclicità delle stagioni, della nascita e della morte, come in natura. Venne descritta da Omero come un'orribile creatura, terribile regina del Tartaro, dall'aspetto simile a quello di Medusa, cui si rivolgevano gli uomini affinché le loro imprecazioni trovassero seguito. La sua immagine venne più tardi rivisitata e associata al mito di Demetra, colei che portò la vita: divenne quindi nell'immaginario comune una dolce fanciulla che soleva giocare con altre deliziose creature, e cogliere fiori presso Enna, Eleusi, Nizza, Crosso, ecc. Senonché un bel dì di questo suo girovagare, incontrò Ade che, venuto fuori dalla terra su un cocchio trainato da quattro cavalli, la condusse negli abissi terrestri. Demetra distrutta dal dolore decise d'impedire alla terra di dare frutti, minacciando così l'intera specie umana. Zeus portò la dea a miti consigli dopo aver preso accordi con Ade, che permise all'amata di trascorrere alcuni mesi dell'anno in compagnia della madre. Persefone fu vivo oggetto di culto tanto in Grecia, quanto in Sicilia, ove annualmente si celebravano feste in suo onore. Nel mondo romano ella fu assimilata alla figura di Proserpina o Libera.