Il più grande scultore della Grecia, l'espressione più completa e più alta del mondo ellenico. Nato ad Atene agli inizi del V sec. a.C., fu allievo di Egia, scultore del Peloponneso e sentí anche l'influsso del sommo Polignoto. Con ogni probabilità, in gioventú fu anche pittore, di certo fu espertissimo in tutte le tecniche: marmo, bronzo, tecnica crisoelefantina, cesello e intarsio. Al primo periodo della sua attività appartengono le due statue di Athena: quella di Pellene in Acaia e la Areia di Platea. Tra il 465 a.C. e il 460 a.C. ebbe l'incarico di eseguire per Delfi un gruppo votivo dedicato agli eroi di Maratona. Dal 452 a.C. al 448 a.C., nella pienezza della maturità, scolpì il primo capolavoro: lo Zeus di Olimpia, in quella particolare tecnica detta crisoelefantina, che proveniva da tipi arcaici e voleva in avorio le parti ignude, e in lamina d'oro le vesti, la barba e i capelli. La figura di Zeus, che in piedi sarebbe stata alta 15 metri, era rappresentata seduta su un trono. Ma il genio del sommo Ateniese rifulse in tutto il suo splendore nella grande statua di Athena Parthenos e nei marmi del Partenone. La dea, alta quasi 12 metri, era raffigurata in piedi, paludata di chitone dorico con elmo a triplice cimiero, la mano destra reggente una minuscola Nike, la sinistra poggiata sullo scudo. Mirabile simbolo, splendente d'oro e di avorio, della città di Atene nel tempo della sua maggiore potenza civile, militare, artistica. Oltre a questa, era famosa una statua della dea detta Promachos, colossale, tutta in bronzo, posta sull'Acropoli quasi a guardia della città. I marmi del Partenone erano formati da 92 metope a rilievo giunte purtroppo a noi mutile, frammentarie, corrose in seguito allo scoppio di una polveriera, installata dai veneziani nell'interno del Partenone stesso (1687). Se Fidia non fu l'esecutore materiale di tutti i rilievi del Partenone, è certo che dal suo genio scaturí l'idea della grandiosa composizione. Di Fidia è sicuramente il bellissimo fregio che circonda la cella del Tempio, dove si snoda la processione delle feste Panatenaiche. Ignota è la fine di Fidia. Perseguitato alla morte di Pericle, suo grande amico, dovette fuggire da Atene. Alcuni credono riparasse a Elide, altri lo dicono morto avvelenato nel 431 a.C.
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