Poeta tragico greco (Salamina 484-480 a.C.-Pella 406 a.C.). Condusse vita meditativa e di studio, fu uno dei primi a possedere una biblioteca, lontano da ogni attività politica. Tuttavia le sue tragedie, scritte in gran parte durante la guerra del Peloponneso, rispecchiano a volte problematiche estremamente attuali del suo tempo. Staccandosi dalla fede tradizionale, Euripide immette sulla scena la critica razionalistica del mito, l'indagine filosofica e, a volte, la disputa sofistica. Si può forse avvertire in lui l'aspirazione verso un più profondo senso del divino. Predilige le passioni più ardenti, la descrizione dell'amore concepito come malattia funesta, gli imprevisti mutamenti di scena, i riconoscimenti, le situazioni patetiche che preannunciano il dramma psicologico borghese dell'età alessandrina. Le sue innovazioni tecniche consistono nel prologo narrativo, nel deus ex machina introdotto per concludere una situazione troppo intricata, la diminuita importanza del coro, che spesso si dilunga in divagazioni lirico estetiche. Scrisse 92 drammi, di cui ci sono pervenuti un dramma satiresco, «Il Ciclope» e 17 tragedie. Le tragedie che ci rimangono, sono, in probabile ordine cronologico: «Alcesi», «Medea», «Ippolio», «Ecuba», «Andromaca», «Heracles», «Elettra», «Gli Eraclidi», «Le supplici», «Le Troiane», «Le Fenicie», «Ifigenia aurica», «Elena», «Ione», «Oreste», «Le baccanti», «Ifigenia in Aulide».
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