Ninfe di Ponente, figlie di Atlante e di Esperide (la Notte). Esse vivevano in un meraviglioso giardino, presso il paese degli Iperborei, nelle favolose isole dell'Oceano Atlantico. Con il drago Ladone custodivano l'albero dai pomi aurei, dono di nozze di Gea per Era. Il dono nuziale fu poi saccheggiato da Eracle, come sua undicesima fatica; non potendo varcare la soglia del giardino che non lasciava a nessun mortale la possibilità di tornare, convinse Atlante a recarvisi al posto suo, mentre lui avrebbe sorretto il mondo in sua vece. La mitografia si trova in disaccordo sulla loro origine, talora attribuendola a Notte e Erebo, talora a Zeus e Temi, e infine a Forco e Ceto. Furono identificate con le Atlantidi e secondo i più furono tre (Iperetusa, Aretusa ed Egle); si trovano tuttavia tracce di altri nomi appartenenti a questo gruppo di Ninfe, quali Espera, Eriteide e Vesta. Il mito offre poi due versioni sulla fine della vicenda dei pomi aurei. La prima che vede trasformate le Esperidi in alberi a causa del grande dolore di Era, mentre la seconda, vuoi per intercessione di Atena, vuoi per spontanea restituzione degli Argonauti, poiché Eracle aveva abbandonato sul loro vascello il bottino, che le vide ritornare per l'eternità alla loro antica funzione di custodi.
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