Dea della maternità, della terra e della vegetazione, figlia di Crono e Rea, madre di Persefone, con cui fu connessa ai misteri di Eleusi. Fu inghiottita dal padre e rappresentò l'alter-ego materno nonché quello di Gea, venendo venerata come Madre Terra, in una sorta di trinità che vedeva la prima quale potenza generatrice, la seconda l'elemento primordiale e la terza il frutto delle altre, concretizzatosi nel seme del grano e nella terra coltivata. Demetra portò infatti al genere umano la scienza dell'agricoltura, ma anche le regole del vivere civile. Secondo gli orfici, nel doppio ruolo di Rea e Demetra, concepì con Zeus, l'unica figlia, Persefone, altrimenti detta Core. Un bel giorno, Ade s'innamorò di Core e, non potendola ottenere con le buone, decise di rapirla, emergendo dalle viscere terrestri, a bordo del suo diabolico cocchio. Zeus intervenne subito affinché la bella fanciulla venisse liberata, ma l'astuto Tartaro le aveva già fatto mangiare un chicco di melagrana, condannandola per l'eternità. Un'antica tradizione voleva infatti che chiunque avesse ingerito cibi o bevande provenienti dagl'Inferi, non avrebbe più potuto far ritorno fra i vivi. Demetra sconsolata si trasformò il uccello e sorvolò la terra intera, per nove notti e nove giorni, durante i quali non toccò né nettare né ambrosia; al decimo giorno suo fratello Poseidone osò violentarla, e la dea imbestialita decise di rendere la terra sterile, mettendo a rischio la sopravvivenza del genere umano, e si convinse a non più assolvere alle sue funzioni, fintanto che la figlia non le venisse restituita, per almeno una parte dell'anno. Il mito dunque rende implicitamente il concetto di ciclicità di stagioni e raccolti, nella metaforica prigionia della natura nel sottosuolo nei mesi invernali, fino al sopraggiungere della liberazione di questa con la primavera. Così pure ci si richiama alla ciclicità della vita dell'uomo che, pur sepolto, come Persefone, riesce a far ascendere la sua anima all'immortalità. Ma il fulcro di tale leggenda scomparve con i culti eleusini, avvolti nel folto del mistero, poiché solo pochi vi furono iniziati. In versioni più tarde o di minore importanza, si narra che Demetra s'innamorò di Iasione, dal quale ebbe Pluto, la ricchezza; tuttavia le molteplici varianti della leggenda, concordano nel non attribuirle mai un marito, anche presso i Romani dove fu venerata sotto il nome di Cerere, con sua figlia Proserpina.
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