Figlio di Ermes e Erse, re di Torico. Splendido uomo e cacciatore imbattibile sposò Procri , figlia di Eretteo, di cui fu immensamente innamorato e il cui nome significava “scelta fra tutte”. Durante una battuta di caccia venne scorto da Eos che perse la testa e lo rapì: il giovane non volle cedere, ma la dea seppe insinuare il dubbio nei riguardi dell'amata sposa, dicendogli che ella avrebbe concesso i suoi favori a chiunque le avesse offerto un bel dono. Cefalo accettò di farsi trasformare da Eos e, sotto mentite spoglie, si presentò all'amata. Le offrì un prezioso diadema aureo e lei cedette senza indugio. Dopo aver consumato, Cefalo ripartì dalla dea a cui diede Fetonte che venne adottato da Afrodite. Intanto Procri si mise a viaggiare e dopo lungo errare, approdò a Creta; qui si concesse senza remore a Minosse che le offrì una freccia e il cane Lelapo, avuti in dono da Artemide. Dovette fuggire dall'isola per evitare le gelosie di Pasifae. Cambiò none in Pterela e prese sembianze di fanciullo, per far ritorno ad Atene, dove non tardò ad incontrare Cefalo. L'attenzione dell'uomo venne carpita dal cane e dalla freccia, per cui offrì una grossa quantità d'argento, rifiutate da costei che invece pretendeva in cambio una notte d'amore. Cefalo accettò e ella si fece riconoscere. Artemide, volendo vendicarsi per l'uso che veniva fatto dei suoi doni, fece sorgere il sospetto in Procri che le uscite mattutine del marito non erano giustificabili con le battute di caccia, ma servivano da pretesto per permettere a Cefalo d'incontrarsi con Eos. Ingelosita, seguì l'uomo e si nascose dietro un cespuglio. Uditi dei rumori e credendo che si trattasse di una preda, Cefalo scagliò l'infallibile saetta con cui uccise la moglie. Esiliato da Atene per l'uxoricidio, ripiegò su Tebe, alla corte di Anfitrione che servì a lungo, meritando in compenso l'isola di Cefalonia, così battezzata in suo onore. Il rimorso tuttavia non lo abbandonò e morì suicida, schiantandosi dagli scogli.