Callímaco di Cirene, (vissuto, probabilmente, tra il 310 e il 240 a.C.). Poeta, erudito, critico e grammatico greco, nato a Cirene e vissuto in Alessandria. Fu alla corte di Tolomeo II, che lo volle presso di sè come poeta, dove divenne uno dei funzionari addetti alla famosa biblioteca di Alessandria, poi alla corte di Tolomeo III Evergete. Il maggiore e più raffinato rappresentante della cultura e della poesia alessandrina. Promotore di una nuova concezione dell'arte poetica ispirata non più ad epopee nazionali, bensì a molteplici spunti liberi da tradizioni ed intenti morali, animati dal sentimento e dalla cultura, elaborati in forma elegante e preziosa, in forte contrasto con tradizionalisti quali Apollonio Rodio. Tale nuova poetica caratterizzò l'arte letteraria ellenistica ed augustea. Fra le sue opere ricordiamo gli «Inni a varie divinità», gli «Aitia» (Origini) la sua opera maggiore di cui restano brevissimi frammenti, i «Pinakes» (Tavole) repertorio critico degli scrittori greci e delle loro opere, la famosa elegia «La chioma di Berenice» di cui restano numerosi frammenti e la traduzione di Catullo, l'«Ecale», breve epillio (poemetto) dedicato ad un episodio del mito di Teseo e circa 60 epigrammi nell'«Antologia Palatina».
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