Figlia di Zeus e Latona, sorella di Apollo, il cui nome è di probabile provenienza asiatica. L'immagine classica l'identifica come personificazione della natura. Nel pensiero antico la Natura era un'entità misteriosa tanto benevola quanto demoniaca e Artemide ne rappresentava la parte lucente e vibrante. La sua figura presenta numerose somiglianze con Apollo, la cui purezza e distanza sono la conseguenza di un virile atto di razionalità. Artemide invece deve la sua distanza all'idealizzazione della propria femminilità, per cui la si crede vergine eterna. Celebre l'inno omerico in cui viene così descritta: “Artemide pure, la rumorosa dea dal fuso d'oro mai cedette all'amore di Afrodite, dal dolce sorriso”. A riprova della sua integrità morale, vi è il famoso episodio in cui fece sbranare dai suoi cani Atteone, colpevole di averla spiata nuda. Fu patrona della castità e le furono consacrati l'arco e le frecce; si aggirava per le foreste in compagnia delle fedeli Ninfe con le quali soleva danzare sui prati in fiore. Proteggeva e cacciava gli animali, mostrando proprio come la Natura i due volti di amore e crudeltà. Uccideva senza procurare sofferenza come il gemello, e amava le sue accompagnatrici come sorelle; se però una di loro commetteva l'errore di farsi prendere dall'amore, veniva prontamente scacciata. Procurava la sofferenza delle doglie, ma assisteva le donne nel parto, consigliandole poi nell'educazione dei figli. Era anche considerata una dea lunare, e nel mondo romano fu assimilata a Diana che, al posto di Selene, era l'amante di Endimione.
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