Figlio di Telamone, re di Salamina, considerato fra i più valorosi del conflitto troiano, dopo Achille. Per volere di Zeus, ricevette la pelle del leone Nemeo che lo rese invulnerabile, malgrado questa avesse una falla nel punto in cui fu bucata dal dardo di Eracle, ma nessuno se ne accorse mai. Come il suo omonimo, si dimostrò empio verso gli dèi e presuntuoso della sua invincibile forza. Scacciò addirittura Atena apparsagli per consigliarlo, e danneggiò il suo scudo togliendone l'immagine della civetta a lei sacra. Non avendo ottenuto le armi del defunto Achille, che furono date da Agamennone a Ulisse, impazzì facendo scempio di un gregge intero, credendolo il fortunato rivale. Rinsavito, si uccise per la vergogna. La tradizione dice che dopo il naufragio di Ulisse, il mare portò le armi sulla sua tomba. Egli fu venerato ad Atene e Salamina.
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