Mitologia greca

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Tiresia

Celeberrimo indovino tebano che, secondo il mito principale, divenne cieco per aver scorto Atena nuda, mentre s'immergeva nella fonte Ippocrene. Secondo un'altra leggenda, vedendo due serpenti accoppiati, ne uccise la femmina e per punizione fu tramutato nelle vesti di una rinomata prostituta. Dopo sette anni rivide la stessa scena e uccise quindi il maschio, riappropriandosi della sua primaria condizione. Convocato in seguito al cospetto di Era e Zeus, curiosi di sapere chi nell'amplesso godesse di più, rispose che fosse la donna a beneficiare del massimo, in un rapporto di tre a uno rispetto all'uomo. Sdegnata da tale rivelazione, Era lo rese cieco, mentre Zeus gli attribuì come ricompensa il dono della veggenza e la capacità di interpretare il linguaggio degli uccelli, che poté addirittura conservare una volta morto. Si ricordi a questo proposito, l'episodio che vide coinvolto Ulisse, durante la discesa nel Tartaro, cui apparse l'ombra dell'Indovino che gli preannunciò l'ostilità di Poseidone e il suo futuro ritorno a Itaca. Tiresia è inoltre presente nella conosciuta tragedia di Sofocle, l'”Edipo re”, in cui vaticinò non solo il parricidio ad opera di quest'ultimo, ma anche la relazione incestuosa che costui avrebbe legato con la propria madre. La stessa figlia Manto, dotata delle stesse capacità profetiche, fu rapita dagli Epigoni, durante la presa di Tebe, e da essi inviata a Delfi quale offerta ad Apollo. In una terzo ed ultima versione del mito, si imputa la sua cecità ad Artemide, sorpresa anch'ella, senza vesti.



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